Droghe, la Consulta boccia la legge Fini-Giovanardi: no a equiparazione tra leggere e pesanti
La Corte costituzionale boccia la legge Fini-Giovanardi che equipara
droghe leggere e pesanti: nella norma di conversione - questo il
verdetto della Consulta - furono inseriti emendamenti estranei
all'oggetto e alle finalità del decreto. Con la decisione di oggi
rivive la legge Iervolino-Vassalli, come modificata da referendum del
'93, che prevede pene più basse per le droghe leggere.
Le norme "cancellate"
Le norme finite oggi sotto la scure della Consula erano state
inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge
sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. E per questo i giudici
oggi, in Camera di consiglio, hanno dichiarato l'illegittimità degli
articoli 4-bis e 4-vicies ter del Dl 272/2005, convertito dalla
49/2006, rimuovendo le modifiche apportate con le norme - ora
dichiarate incostituzionali - agli articoli 73, 13 e 14 del Testo unico
in materia di stupefacenti (Dpr 309/1990 ). A sollevare la questione
di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione. Viene
così cancellata la norma con cui si erano parificate «ai fini
sanzionatori» droghe pesanti e leggere: con la Fini-Giovanardi erano
infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per
chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con
una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.
«La legge è entrata in vigore all' inizio del 2006 e nessuno dei
governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze
di centrosinistra, di centrodestra o tecniche ha mai provveduto a
modificarla» commenta a caldo Carlo Giovanardi, senatore di Ncd e uno
di padri della legge. Che riservandosi di commentare la sentenza solo
dopo averne letto il contenuto aggiunge: «Prendo atto che dopo otto anni
la Corte Costituzionale scavalca il parlamento confermando alcuni
articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altre sulla
base anche di una ben orchestrata campagna promozionale».
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